Il primo cardine è diventato una realtà, con la riforma del Contratto di servizio pubblico radiotelevisivo che sancisce ogni tre anni i doveri della Rai nei confronti dei cittadini. I tredici nuovi articoli proposti dall’Appello Donne e Media sono stati infatti approvati e pubblicati sulla G.U. del 27 giugno 2011, e dunque vincolanti ai sensi degli artt. 45 e 49 del Testo Unico della Radiotelevisione (decreto leg.vo 177-31/07/2005). Per la prima volta con il Contratto, Rai, la Tv pubblica italiana, si impegna ad una programmazione “rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna” e a dare avvio a “un nuovo corso per una rappresentazione realistica e non stereotipata delle donne anche al fine di contribuire a rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano le pari opportunità”, assicurando “una più moderna rappresentazione della donna nella società, valorizzandone il ruolo”, come oggi recitano l’articolo 2, commi 3 e 3p. La Presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ha stigmatizzato “la nuova linea editoriale, definendola la policy di genere” con cui l’azienda si è impegnata nel Contratto di servizio, inviando una lettera alla promotrice dell’Appello in cui afferma che occorre “proseguire sul percorso di bilanciamento della rappresentazione delle donne in ogni ambito sociale”.