Gabriella Cims
La promotrice dell’Appello Donne e Media è l’autrice della prima Policy di genere della Rai, i 13 nuovi articoli sulla parità di genere che, per la prima volta, impegnano la Tv pubblica ad una programmazione rispettosa “della dignità umana, culturale e professionale delle donne”. Tale riforma è in vigore da giugno 2011 nel Contratto di servizio pubblico tra Rai e Governo, che sancisce per legge (T.U. Radiotelevisione) i doveri dell’azienda Rai, quale concessionaria del servizio pubblico Radiotelevisivo.
Gabriella Cims consolida il suo ruolo di esperta di regolamentazione dei media, seguendo da Bruxelles, a partire dal 2004, il lungo processo di revisione della direttiva “Tv senza frontiere”, la più importante normativa europea che regola l’industria audiovisiva. Prende parte, su delega del governo nazionale, alla conferenza internazionale di Liverpool (settembre 2005 cfr Il Tempo), dove la Commissione Europea convoca i massimi operatori europei del comparto audiovisivo per confrontarsi sulle sfide messe in campo dall’innovazione tecnologica che avrebbe rivoluzionato il vecchio sistema della Tv tradizionale. La promotrice dell’Appello promuove decine di workshop e convegni, anche in Italia, puntando il dibattito sulla ripresa di competitività del comparto audiovisivo nazionale, nel nuovo assetto industriale in cui la Tv tradizionale e le piattaforme Internet erano già chiaramente destinate ad una crescente convergenza e ad intersecarsi con i social network che si stavano affacciando sullo scenario mediatico (Facebook viene lanciato nel febbraio 2004). Da Bruxelles, per la Commissione Industria del Parlamento Europeo, continua a seguire tutte le fasi delle consultazioni, fornendo documenti di analisi e discussione per il governo, per diversi soggetti istituzionali e per aziende del comparto, a partire dalla RAI, fino alla approvazione della nuova Direttiva europea denominata “Servizi di Media Audiovisivi”, il 19 dicembre 2007, volta a regolamentare il rinnovato comparto audiovisivo, compresi i nuovi media.
Nel 2008, nell’ambito del festival europeo Eurovisioni, Cims organizza il convegno dal titolo “Il diavolo veste placement! Le nuove regole europee sui servizi di media audiovisivi: rischi e opportunità per l’industria”, il primo confronto nazionale ed europeo, tra governo, Autority nazionali e degli Stati Membri dell’Unione Europea, nonché diversi protagonisti del comparto industriale della produzione audiovisiva, sulle nuove regole introdotte dalla Direttiva e sulla possibilità di utilizzare il “product placement”, l’inserimento di brand, prima vietato, anche nelle trasmissioni televisive. Cogliendo in ciò la concreta possibilità di reperire nuove risorse, indispensabili per la produzione di contenuti e per il rilancio della competitività.
Cims ha un consolidato ruolo di esperta di regolamentazione dell’industria audiovisiva, quando viene nominata nell’aprile 2010, “Responsabile dell’Osservatorio sulla Direttiva Europea Servizi di Media Audiovisivi” del Ministero dello Sviluppo economico- Dipartimento Comunicazioni (link….). L’oggetto dell’incarico, motivato dalla succitata esperienza europea, è focalizzato ad implementare l’AIR e la VIR, Analisi e Verifica di Impatto Regolamentare, monitorando le reazioni del comparto industriale, produttivo, e dei lavoratori, alla nuova Direttiva e al decreto con cui il Governo avrebbe recepito le indicazioni. L’Osservatorio realizza una fitta attività di consultazione con i massimi protagonisti del comparto, industrie ed associazioni di categoria, e promuove confronti pubblici in cui la Responsabile è incaricata anche di elaborare le linee guida di discussione.
La “Signora dell’Audiovisivo”, titola il quotidiano economico Italia Oggi… punta ad una possibile e auspicabile ripresa di competitività del settore nazionale sullo scenario europeo e globale.
Da Responsabile dell’Osservatorio sulla regolamentazione europea, la Cims mette in evidenza il grave gap in cui versa l’Italia in tema di norme per l’utilizzo dell’immagine femminile nei mezzi di comunicazione, raccogliendo al suo indirizzo di posta elettronica del Ministero, centinaia di email di protesta, da cui ha tratto un archivio utile e molto dettagliato di commenti e testimonianze sul modo in cui le Tv e i media nazionali utilizzano il corpo delle donne. E’ così che nel novembre 2009 elabora e presenta nelle sedi istituzionali un piano di riforme volte a migliorare la rappresentazione mediatica delle donne.
Insieme, lancia un accorato Appello, pubblicato dal quotidiano on-line key4biz.t e da Rainews24, alle massime istituzioni per avviare, anche grazie alle riforme elaborate, un nuovo corso, un modo più vero e plurale di raccontare le donne in Tv, sulla pubblicità, sulla carta stampata e nei nuovi media.
L’Appello raccoglie migliaia di sottoscrizioni, grazie alla campagna web di key4biz, il quotidiano on-line sulla digital economy. La mobilitazione riesce ad imporre una spinta propulsiva alle riforme che la Responsabile dell’Osservatorio, quale promotrice dell’Appello Donne e Media, ha elaborato. Quattro punti fondamentali, messi nero su bianco, convincono migliaia di donne e di uomini a sostenere un cambiamento epocale: 1. la riforma della Rai, con una nuova policy di genere che inserisce per la prima volta 13 nuovi impegni per la Tv pubblica, impegnata dunque ad una programmazione “rispettosa della dignità umana, culturale e professionale delle donne”; 2. la sperimentazione di nuovi format e linguaggi per i diversi settori dell’informazione, dell’approfondimento e dell’intrattenimento; 3. l’adozione di un Codice Deontologico Donne e Media valido per tutti i mezzi di comunicazione, oltre che per la Rai; 4. l’insediamento di un’Autority Donne e Media per il monitoraggio e controllo dell’applicazione delle nuove regole ma anche per avviare una serie di iniziative concrete, a partire dalla formazione, in linea con gli altri paesi europei; 5. l’armonizzazione delle diverse norme vigenti nei paesi dell’Unione, per uno Standard Europeo Donne e Media.